Carissime Lettrici ben trovate,
voglio raccontarvi un episodio dal quale traggo spunto oggi per parlarvi delle difficoltà che spesso i genitori riscontrano di fronte alle domande a tema sessuale dei propri figli.
Lo scorso fine settimana, ad una festa di bimbi alla quale è stata invitata anche la mia, ho assistito ad una scena molto tenera se non fosse che sono saltata in piedi sulla sedia poiché coinvolgeva la mia “pulce” di 5 anni. Immaginate me seduta mentre sgranocchio una delle tante diavolerie culinarie con già il senso di colpa per aver trasgredito alla “sana” alimentazione, di fronte mia figlia e accanto un bimbo coetaneo che fa per allungare una manina verso il suo braccio dicendole qualcosa e lei che si ritrae. Fin qui tutto bene, mi sono leggermente insospettita per il non verbale che avevo decodificato, ma ho lasciato correre…Dopo qualche minuto la bimba mi viene a salutare dicendomi “mamma, T. mi ha detto di andare dietro i gonfiabili perché mi vuole dare un bacio in bocca” e contestualmente mi mima l’apertura e chiusura delle labbra a mo’ di carpa…Grazie ai super poteri e alla capacità di autocontrollo ho mantenuto un sorriso stereotipato, ma in cuor mio sapevo fosse una paresi facciale, le ho detto che si è troppo piccoli per baciare in bocca altri bimbi e che queste cose avvengono tra persone adulte e che si vogliono molto bene. Così l’ho rassicurata ed è tornata a giocare, ma il Kraken dentro me aveva già bucato tutti i gonfiabili così da non creare zone d’ombra irraggiungibili alla mia super vista, svitato le labbra dell’amorevole bambino e legato con mutanda di latta mia figlia.
Ecco, mentre voi sorridete a questa scena fantastica, sono sicura che molte di voi staranno richiamando alla memoria episodi simili, altre – come me – riflettendo sul fatto che sarà la prima di una lunga serie di scenette e discorsi a tema.
Allora come si fa ad insegnare ai propri figli cosa è giusto, sbagliato, opportuno o meno? Quando e come si può parlare di sesso? Cosa si deve rispondere davanti alle loro impertinenti e imbarazzanti domande?
L’ educazione sessuale rientra nella più ampia sfera educativa alla Persona, “anche” sotto il profilo sessuale e risente fortemente del modello familiare d’origine, ma ogni persona non può esprimersi che come maschio o come femmina, quindi non necessita di grossi esperti o tecniche da acquisire, poiché ogni Adulto costituisce già di per sé un modello al quale i figli fanno – più o meno consapevolmente – riferimento.
Ma cosa gli dobbiamo o possiamo dire? Parliamo delle parti anatomiche stile Super Quark o ci chiudiamo in un pesantissimo silenzio tombale?
Sicuramente il dialogo è la chiave principale esattamente come per il rapporto di coppia, credo sia opportuno inquadrare la sessualità non solo come un’esperienza di tipo genitale, ma all’interno di una relazione affettiva. Educare all’affettività vuol dire sostanzialmente permettere alla Persona di portare a pieno compimento le doti della sua femminilità o della sua virilità ed è fondamentale per la piena Identità di Sé, poiché la sessualità ne è uno dei caratteri costituenti.
La difficoltà più grande, da esperienza professionale reale, si riscontra tra i genitori di bimbi in età scolare, classe delle elementari per intenderci, in quanto iniziano i primi cambiamenti ormonali, si modifica la curiosità nei confronti dei bimbi del senso opposto e le prime esperienze di autoerotismo.
Come si deve comportare il genitore in questa fase? In primis che ciò che “sente” è naturale e non c’è nulla di sbagliato, che queste sensazioni vanno vissute da soli, ma va sempre sottolineata l’importanza delle emozioni e soprattutto la Sacralità del Corpo, che va rispettato e tutelato.
Diversamente negli anni delle scuole medie, siamo in piena adolescenza che equivale a dire mestruazioni, cambi umorali, sbalzi emotivi, fisicità in cambiamento, innamoramenti, nuovi amici, ribellioni e quant’altro.
Anche in questa fase, mantenendo il più possibile aperto e attivo il dialogo, doverosamente reciproco (a volte avere un Adulto fallibile rende il genitore più vicino e meno irraggiungibile, quindi in grado di “capire” i figli) i ragazzi vanno rassicurati e informati su come la sessualità non sia uno sport da praticare, ma una modalità di esprimersi in termini affettivo-relazionali.
Nella fase successiva, scuole superiori, i figli hanno acquisito più proprietà di linguaggio e consapevolezza dell’argomento e non si possono veicolare informazioni errate o incomplete, senza spaventarli. Bisogna parlare loro in modo sincero invitandoli a riflettere sulla responsabilità che comporta avere dei rapporti intimi, quindi parlare delle precauzione per evitare gravidanze e malattie sessualmente trasmissibili.
Un dialogo aperto si struttura quotidianamente già da quando sono molto piccoli, è in gioco la stima e il grado di affidabilità della figura genitoriale: i bimbi “sentono” gli stati d’animo dei propri genitori anche senza parlare, trasmettere loro sicurezza e serenità è la base per far sì che si fidino e confidino con noi. Il senso di vergogna che si crea per un atteggiamento pudico o colpevolizzante è del tutto fuori luogo, soprattutto per i tempi che corrono che non ci permettono una “ignoranza” emotiva. Diverso è trasmettere il rispetto per il proprio Sé corporeo e quella meravigliosa “cosa” che va sotto il nome di dignità.
Alla prossima, DOC Glò
COME SPIEGARE LA SESSUALITÀ’ AI NOSTRI FIGLI
