Buongiorno e ben trovate, oggi parliamo di un qualcosa di astratto, ma che si manifesta nella Vita quotidiana di Tutti: l’intelligenza emotiva. Mi piace pensarla come un qualcosa che mette in relazione Cuore e Cervello, per molti Teorici elementi separati, per Altri in stretta correlazione, per me semplicemente due spinte vitali che in base alle esigenze si alternano, a volte prevaricandosi, altre volte sovrapponendosi. Qui, in questo caso, si tendono la mano e collaborano per farci stare bene.

 

Cos’è l’intelligenza emotiva? E’ la capacità di gestire in modo consapevole le proprie emozioni e quelle di coloro che ci circondano.  A molte persone risulta un compito relativamente semplice, ma molte altre, anche considerando la mia esperienza professionale, sono caratterizzate da una spiccata incapacità di farlo per vari motivi (che non vedremo ora). Certamente l’esperienza, il proprio percorso educativo e affettivo infantile giocano un ruolo importantissimo e nella vita adulta si può imparare a riconoscerle e gestirle.

Il primo passo è sicuramente quello di comprenderle, quindi bisognerebbe acquisire e/o sviluppare un monitoraggio percettivo, un’attenzione e la successiva consapevolezza di ciò che ci induce a provare certe emozioni piuttosto che altre, infine, fare delle emozioni una risorsa per noi stessi e non un limite.

La difficoltà deriva dal fatto che fin dalla prima infanzia le emozioni ci sono arrivate attraverso modelli sociali (cosa si fa e cosa non si fa, per intenderci), ma non si è educati al vivere e ragionare l’emozione in sé per sé, mancando completamente la fase della consapevolezza, ed è per questo che a volte fanno molta paura. 

 

Se vi chiedessi…cos’è per voi un’emozione? Sapreste differenziarla dall’umore?

 

L’emozione è uno stato mentale, anche se il linguaggio comune le riconduce a qualcosa di fisico, proprio perché nascono nella nostra testa in un piccolo luogo del cervello chiamato amigdala, ma si manifestano attraverso tutto il corpo e si esprimono grazie alla comunicazione verbale e non verbale. Esempi: brividi, rossore, sudorazione, palpitazioni, cambio del tono di voce o postura ecc…

Le nostre emozioni hanno radici molto profonde che dirigono le azioni e di conseguenza le interazioni umane, con base neurale. Proprio l’amigdala è preposta alle reazioni del mondo interno/esterno in modo inconscio. Pensate a quando vedete una Persona per la prima volta, automaticamente il vostro Sistema Cerebrale determina un primo dato: mi piace/non mi piace, simpatico/antipatico. Tutto questo in maniera tale che neanche ve ne rendete conto.

Quando si parla di Intelligenza Emotiva si fa riferimento proprio al mondo interiore in termini di empatia, auto-controllo, gestione e superamento delle situazioni stressogene, sviluppo dell’attenzione e ripercussione di tutti questi elementi sul nostro pensiero positivo.

Riportiamo tutta questa intro teorica al piano concreto.

Immaginate di dover vivere un conflitto, ad esempio nel rapporto coi figli. La prima regola fondamentale è che i conflitti non si possono evitare!!! I conflitti servono, hanno una funzione sociale, anzi a mio avviso, sono indispensabili, per conoscere e determinare i ruoli quindi definire la relazione. Bisogna imparare a risolvere in modo sano e soprattutto costruttivo il conflitto. Cioè, se discuto con mio/a figlio/a devo raggiungere uno scopo che sia un chiarimento o il raggiungimento di un obiettivo (variabile, ovviamente, per età).

 

 

 

 

Come si fa allora a rendere un conflitto funzionale?

Sicuramente è necessario discutere in quel momento di quello specifico argomento e basta, senza rievocare situazioni pregresse, di amici o parenti che forse l’hanno già vissute. Quindi “no” al passato e “no” ai paragoni.

Cerchiamo di tener presente che gli adolescenti vivono tutto in modo amplificato, in termini tecnici si chiama “distorsione cognitiva”. Ovvero, la realtà appare peggiore di quanto non sia e tutto è visto in modo catastrofico (frasi del tipo: ce l’avete sempre con me, mi prendono tutti in giro, tanto sbaglio sempre tutto…)

In questo caso, mettendosi in una posizione di ascolto e non di critica, il primo passo è insegnare loro che alcune cose non si possono modificare e che pertanto è inutile farsi schiacciare dal loro peso. Ad esempio: un 2 preso all’interrogazione, non è la fine di una carriera scolastica, ma il voto di una interrogazione alla quale non si era preparati e che non può essere modificata, ma che può essere recuperata con un maggior impegno di lì in avanti. Il livello di autostima determina moltissimo la modalità con la quale le emozioni vengono vissute, ad un basso livello di autostima corrisponde una emotività eccessiva e una incapacità nel gestirle che porta gli adolescenti a sentirsi poco adeguati (rispetto a chi li circonda, per questo fanno branco col gruppo dei pari).

L’adolescenza è anche caratterizzata dal pensiero egoistico, ovvero, “i miei problemi sono gli unici e i più importanti, capita tutto a me e solo a me ecc…”

Il genitore, in questo caso, dovrebbe intervenire smontando alcune idee irrazionali sostituendole con quello che definisco “relativismo”, esempio: “quando le cose mi vanno storte, mi crolla il mondo addosso”. Sicuramente, agevola mettersi in discussione, il genitore può raccontare qualche piccolo cedimento personale, a chi non è andato qualcosa storto? Inoltre, la “cosa che va storta” va necessariamente circoscritta in quella specifica occasione e in quel momento. Quindi si porta il figlio a riflettere sui presupposti che hanno portato a quell’esito. Secondo, fare leva sugli aspetti positivi che Ognuno ha richiamandolo al razionale…

…anche perché il mondo non è crollato per errori ben più gravi commessi da Adulti. 

Le emozioni sono fondamentali, non vanno “gestite”, ma vissute, pertanto possono (e dovrebbero) essere educate. Non posso impedire a mia figlia di arrabbiarsi, ma posso e devo offrirle gli strumenti affinché questa rabbia sia esternata in modo sano, quindi circoscritta nello spazio e nel tempo, limitando il più possibile danni per Sé e per gli Altri. Pertanto si lavora sull’agito non sull’emozione tout court. Le emozioni vanno sperimentate in prima persona, anche quando vorremmo assorbire il dolore dei nostri figli, ma non possiamo sostituirli, creeremmo una falla incolmabile nella loro autostima. Il nostro compito è essere con Loro, non al posto Loro.

 

Dottoressa Glò

  Foto: internet 

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