Ho scelto un argomento che può tornare utile sia in ambito personale che lavorativo. Avete mai pensato che parte dei vostri conflitti relazionali possono dipendere dal modo in cui comunicate? Può sembrare strano e invece è proprio così…
Immedesimiamoci in questa situazione tipo:
Andiamo a fare acquisti in un negozio affollato, dopo aver avuto anche qualche difficoltà di parcheggio, poi una volta preso l’oggetto dei nostri desideri, mentre andiamo in cassa per metterci in fila, una Signora ci scavalca e passa avanti perché va di fretta.
Chi non si infurierebbe? Anche la più pacata delle dame dell’800!
In questo caso che si può fare?
a) La aggrediamo trascinandola per i capelli al suo posto?
b) Rimaniamo in silenzio e ci limitiamo a guardarla?
c) Ristabiliamo l’ordine in modo sereno ed educato?
Vediamo:
a) non è possibile accompagnare per l’acconciatura la Signora, perché sarebbe una caduta di stile – senza contare che ci sarebbero un numero molto rilevante di calvi in giro;
b) rimanere in silenzio ci creerebbe un malessere interiore ed una frustrazione che ci donerebbe un bel mal di stomaco per tutto il giorno;
c) rimane proprio quest’ultima ipotesi.
“Sì, ma come DOC?” – penserete.
Carissime, come vi capisco…a volte anch’io ho difficoltà…ma posso assicurarvi che sebbene all’inizio è un po’ complicato, una volta acquisiti alcuni principi fondamentali, tutto viene più spontaneo.
Tra l’aggressività (Signora, si tolga dalle p****!!!) e la passività (Tanto non ci posso fare nulla), c’è una via di mezzo definita “assertività”.
La parola deriva dal latino “asserere” che significa “asserire”, cioè affermare.
Tutto parte dalla proprio consapevolezza di “esserci” ed “essere in grado di” esprimere chiaramente ed in modo efficace il proprio mondo emozionale, senza togliere nulla a nessuno e senza auto privarsi della piacevolezza di manifestare il proprio pensiero.
Quindi tornando al nostro esempio, dire “Signora, scusi, probabilmente non si è resa conto che siamo in fila?” è la mediazione più consona per creare nell’altro un monito senza mancare di rispetto.
Vi sarà certamente capitato che parlando con qualche amica, la sensazione è che non vi stia ascoltando, già pronta a replicare e a raccontare le “sue” cose. Ecco, capita puntualmente. Non siamo assolutamente educati all’ascolto, al prestare attenzione a cosa e a come ci viene detto, ma il nostro cervello è come se già sapesse “dove l’interlocutore vuole arrivare” e quindi elabora una risposta automatica. Questo è il meccanismo responsabile della maggior parte dei malintesi, delle liti e delle discussioni, in particolare nella coppia, poiché l’assunto “lo/la conosco” è un tranello che non ci pone in completa apertura.
Esempio:
Lui: “Amore sono passato da mia madre e….”
Lei: “Ancora non ha capito, non ci serve niente!”
Lui: “…volevo solo dirti che ti saluta”.
Cos’è successo qui? La Donna nel momento in cui lo ha sentito pronunciare “mia madre” ha messo in atto tutte le strategie di “marcatura territoriale”, senza prestare la dovuta attenzione, creando però tensione nel rapporto col proprio uomo.
Lui: “Amore sono passato da mia madre e…”
Lei: “Aaaa…bene, come sta? La stavo giusto pensando…”
Il Lui in questione nel momento in cui ascolta questa frase, che può essere ovviamente anche non veritiera al 100%, sarà magicamente predisposto verso di voi.
Molta conflittualità socio-relazionale potrebbe essere notevolmente abbassata, soltanto attivando mini strategie comunicative, in cui piuttosto che mettersi “contro” ci si pone “verso”…ed è molto differente.
Alla base della comunicazione assertiva c’è quel comportamento che permette al Soggetto di agire nel suo interesse, mantenendo ad esempio il proprio punto di vista, esprimendosi con serenità ed in modo disinvolto, senza calpestare la sensibilità di nessuno. E’ un concetto fortemente collegato alla sfera dell’Autostima: una Persona consapevole di Sé e delle sue capacità, non ha bisogno di offendere o urlare per comunicare il proprio pensiero e non teme quanto l’altro possa dire, quindi “realmente” ascolta. La “centralità” del proprio Io – che non è e non va confusa con l’egocentrismo esasperato dei nostri tempi – è la via della mediazione tra i due estremi passivo/aggressivo.
Provate…e fatemi sapere, buon divertimento,
Dottoressa Glò
COME COMUNICARE AL MEGLIO!
