Come tutte saprete, questa settimana abbiamo deciso di dedicarla al tema del bullismo e del cyberbullismo. In realtà il fenomeno del bullismo è sempre esistito, solo che noi, una volta tornati a casa o semplicemente lontano dal “luogo del delitto” ci sentivamo più protetti, si tornava in casa, il posto che ci proteggeva e tutto passava, almeno per un pomeriggio. Ora invece, proprio per via di tutta questa tecnologia, si è sempre nel limbo, e purtroppo se la vittima è un bambino debole o meglio ancora è solo un bambino ben educato e con principi diversi, il riepilogo può essere drammatico, come la cronaca ci insegna. 

Proprio per la complessità del tema, oggi ne parliamo con la Dottoressa Gloria Mazzeo, non mi dilungo molto e passo la tastiera a lei… 

 

Buongiorno e ben trovate.

Il tema del cyber bullismo può essere introdotto da un discorso più ampio utile a comprendere maggiormente i nostri giovani, noi stessi nel ruolo genitoriale e/o di educatori e le dinamiche che ne scaturiscono dall’incontro, che a volte si trasforma in un vero e proprio “scontro emotivo”.

Credo che molte delle incomprensione mascherate dal “distacco generazionale” dipendano effettivamente da quello che io stessa ho definito il paradigma dell’infantilizzazione degli adulti e dell’adultizzazione dei bambini. (Mazzeo, SaMa Ed. 2017). Mi spiego:

 

Oggi assistiamo ad un processo di socializzazione diverso rispetto al passato – dove per passato intendo anche soltanto 20 anni indietro, non secoli – in cui il contesto sociale propone ruoli poco chiari, a volte nuovi, a volte inadeguati, altre mal interiorizzati. 

L’adulto-genitore gioca a fare l’amico, propone spesso modelli poco educativi e crea rapporti più di similitudine e fratellanza coi propri figli che non specificatamente atti al ruolo di educatore con la E maiuscola. I “no” formativi sono pochi, perché i “si” – estorti per la maggior parte delle volte a causa di una stanchezza genitoriale più che umana e comprensibile – sono più facili, allora si cede alla volontà del bambino prima e dell’adolescente poi, senza probabilmente aver ascoltato la reale richiesta che si cela dietro un “mamma voglio”. Questa fusione genitore/amico, spesso è frutto dell’immaturità dell’adulto che è “grande” anagraficamente, ma che non ha, nella realtà, maturato a pieno la sua consapevolezza e la sua interiorità (anche emotiva). 

Pensiamo un attimo al vestiario: spesso madri e figlie seguono uno stesso stile ed è molto lieve la linea di demarcazione tra le due. Da una parte senza dubbio ciò crea una complicità, ma dall’altra può dar vita ad una competizione inconscia e nelle peggiore delle ipotesi, conflittuale.

I figli sono esigenti, spesso viziati e tirannici, spesso costretti a diventare “grandi” prima del tempo, ad affrontare traumi o dispiaceri senza averne l’adeguata preparazione.

 

Cosa si può fare?

Amo molto, ogni volta che sono anche critica e mi metto in discussione Professionalmente, come Donna e come Madre, riflettere e suggerire ipotesi di intervento preventivo, proprio perché convinta che le critiche – se così possiamo definirle – si possono meglio accogliere se costruttive, e sono qui per questo.

Il paradigma dell’infantilizzazione degli adulti e dell’adultizzazione dei bambini, può essere affrontato o anche superato con la “mia ricetta delle 3 R”: RUOLO, RESPONSABILITA’ E RISPETTO.

In ogni rapporto interpersonale è fondamentale l’acquisizione del Ruolo, che altro non è che il comportamento che l’individuo assume e gioca nella Società, da essa è condizionato e al tempo stesso la condiziona. Il “ruolo” si attribuisce per status (la donna che diventa madre, ad esempio) oppure per nomina in ambito lavorativo. Ogni ruolo che è riconoscibile anche dai caratteri esterni, (il camice per il medico, oppure la toga per l’avvocato…) per questo ha valora anche il tipo di abbigliamento che si indossa, tornando a quanto sopra accennato. Il discorso è fuori da ogni giudizio e pre-giudizio, e vi verrà semplice fare questa considerazione: un prete sull’altare tatuato e con piercing che effetto farebbe? Ovvero, ci sono tutta una serie di regole non scritte che la Società impone e che inevitabilmente danno vita a comportanti e responsabilità che ne derivano.

La Responsabilità – e veniamo alla seconda R – è necessaria per acquisire gli effetti di ogni nostro comportamento sia esso fisico o verbale, anche in termini giuridici. In nome di essa si dovrebbe e uso un condizionale obbligato, dirigere il proprio comportamento. Sollevare i bambini dalle proprie responsabilità, sempre misurate in base all’età (es. mettere a posto la propria cameretta dopo aver giocato) rende potenzialmente quel bambino un adulto irresponsabile, non in grado di maturare gli aspetti sociali delle interazione e dei propri doveri ancor prima che dei diritti.

In ultimo, il Rispetto. Il Rispetto di Sé stessi, e dei Ruoli. È impensabile dar vita ad una qualsiasi interazione, storia affettiva o rapporto di lavoro nei quali manchi il rispetto. Il ruolo genitoriale impone delle responsabilità enormi nel quotidiano, ma ancor di più quello fondamentale di far sì che il proprio figlio sia un Adulto maturo e consapevole. Forse, allora, molte delle situazione drammatiche alle quale assistiamo potrebbero essere evitate.

 

GM

 Personalmente, sia da Donna che da mamma, credo che le parole della Dottoressa Mazzeo, siano la base per poterci migliorare, soprattutto come genitori, la distinzione del ruolo è fondamentale, e sono più che d’accordo, quando sottolinea il fatto che molte mamme adottano lo stesso vestiario delle figlie, vedendole a volte, le trovo solo ridicole, specie se la situazione invece, richiede la distinzione del ruolo.  L’unica cosa che mi sento di aggiungere, come consiglio per evitare di avere situazioni spiacevoli, è di seguire la ricetta delle R, proprio come faremo se fosse una ricetta culinaria, data dall’amica del cuore, sono sicura che la seguiremo passo passo, leggendo attentamente parola per parola, senza tralasciarne altre, per far si che venga tutto bene. Allora mie Care, prendete questa ricetta, e vedrete che bel capolavoro che ne uscirà…   Francy     

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