Nonostante la mia teoria della copertina, del momento, della tematica… etc etc etc… capita ovviamente che non tutti i libri riescano a piacermi. Di rado accade, anche perché ormai conosco i miei gusti, soprattutto riesco a riconoscere tematiche e scrittori che potrei non digerire, ma talvolta ahimè resto fregata!Non tutti i mali vengon per nuocere ovviamente, perché riuscendo a tenere duro fino alla fine del libro si impara comunque a fare i conti con stili che mastichiamo a fatica e tematiche nelle quali non ci si identifica.Nonostante questo, nella mia libreria esiste un ripiano che cerco di non affollare… IL RIPIANO DEI LIBRI CHE NON RIUSCIRO’ A FINIRE. Ebbene sì! Non me ne vanto ovviamente ma non posso nemmeno far finta che non esista. Il libro di oggi stava per finirci! E, credetemi, lì per lì ero davvero delusa! Avevo letto e riletto le recensioni, il titolo era accattivante… ed era inevitabile che finisse nel mio carrello!  “L’ULTIMA LEZIONE. LA VITA SPIEGATA DA UN UOMO CHE MUORE” Nel settembre del 2OO6 Randy Pausch è un brillante professore di informatica della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania. Ha una moglie, tre bambini e ama appassionatamente il suo lavoro, i suoi colleghi, i suoi studenti. E’ allora che i medici gli diagnosticano un cancro del pancreas in stadio ormai avanzato.  Un anno dopo, il 18 settembre del 2007, Pausch tiene la sua ultima lezione pubblica, la “Last Lecture”, davanti a un pubblico di quattrocento persone, lasciando ad amici e colleghi il suo ultimo messaggio: “Realizzate i vostri sogni d’infanzia”.  Con coraggio e ironia, Pausch ripercorre le tappe della sua esperienza partendo dalla lista dei desideri di quando aveva otto anni, e mentre racconta il destino (e l’importanza) di quei sogni, il suo discorso di congedo si trasforma nella testimonianza straordinaria di una vita resa unica dall’intensità con la quale è stata vissuta.   Quando ho iniziato la lettura, qualche mese fa, ero davvero entusiasta ed avevo attivato tutti i miei sensi, certa che da questo libro avrei tratto tantissimi insegnamenti. Ma più proseguivo con la lettura più si faceva chiara in me una sensazione: NOIA!  Faccio molta fatica a criticare un libro perché penso sempre che forse sono io che non lo ho capito. Ma in questo caso era come leggere la biografia di un uomo completamente pieno di sé. Sono certa che Randy Pausch non lo fosse e capiamoci, non voglio assolutamente giudicare l’atteggiamento di una persona che di fronte ad un tumore preferisce la vita, per quanto breve. Assolutamente. Quello che non mi è piaciuto è il modo in cui la sua vita è stata raccontata, il contesto, una realtà per assurdo poco reale! Sembra l’americanata di turno in cui un uomo di successo che ha le chiavi per aprire qualsiasi porta spiega come scegliere la positività a chi, probabilmente, queste chiavi non le ha.Forse non sono riuscita io ad entrare nel racconto perché, annoiata, ho saltato paragrafi interi e ho intervallato la lettura troppe volte. Può benissimo essere, ma non ne sono convinta. Son più convinta invece che questo stile non faccia per me! E’ un libro nel quale si fatica a identificarsi, ecco… e per questo motivo non son riuscita a trarre granché. Però, attenzione, c’è un PERO’… Tutto questo fino a quando mi son decisa a non voler riporre il libro sul famoso scaffale per gli abbandonati e ho proseguito dritta alla meta.Il finale è stata una piacevole scoperta. Un intero ultimo capito dedicato a piccoli e saggi consigli talvolta anche divertenti “applicabili a qualsiasi vita”. QUESTO E’ STATO IL SUO RISCATTO. E’ come se la biografia di un uomo scritta in modo a mio parere lento e “saccente” fosse stata spremuta e privata della superficialità per dare il succo del discorso! La parte migliore è l’ultima, quella in qui esce davvero l’umanità di un uomo che ha combattuto la morte finché ha potuto. Son quindi felice di aver scelto di terminare il libro perché non è stata una lettura persa. Sicuramente non lo riaprirò MAI più (forse sbircerò i consigli in momenti di confusione) e se devo proprio dirla tutta mi sento pure un po’ in colpa per questo! Ma che posso farci?!?! Trovo che piccoli momenti di vita quotidiana come quelli inseriti nell’ultimo capitolo, siano portatori di esempi molto più efficaci che non una vita raccontata “all’americana” (passatemi il termine, ma credo sia quello che più mi permette di essere compresa).Che poi Randy Pausch sia stato davvero un grande uomo e che la sua vita sia stata interessante non lo mette in discussione nessuno.  Spero che qualcuno abbia letto questo libro e che possa darmi il suo parere, magari facendomi cambiare opinione! Vi aspetto lunedì prossimo, con una sorpresa 😉Barbara    

Barbara

Il mio nome è Barbara e a mio parere ho sempre 25 anni anche se all’anagrafe me ne danno almeno una decina in più!

Sposata, ogni giorno mi alzo per… fare la mamma.

Proprio così, questa è la missione – passatemi il termine – che mi sono scelta dopo aver dato alla luce il mio primo bambino.

Un giorno mi son svegliata e ho pensato che quello che facevo per la mia famiglia sarei stata felice di farlo anche per gli altri.

Così è nato il mio Blog e la mia collaborazione attiva con D di Donna

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