Qualche settimana fa, mi è capitato di leggere un articolo, che parla della sindrome di wanderlust. Il termine deriva dal tedesco wander, ovvero vagabondare e lust che tradotto indica desiderio, ossessione. In italiano, invece, la sindrome viene chiamata dromomania. Diciamolo ora leggendo le prime righe si pensa a qualche studio fatto così per gioco, invece gli scienziati, sono anche riusciti a determinare il tipo di gene, precisamente questa sindrome risiede nel gene DRD4-7R.Allora premetto, io ne sono affetta e secondo me, ormai sono anche irrecuperabile. Questa sindrome consiste nell’avere sempre voglia di viaggiare, di desiderare sempre l’avventura, di provare noia nella routine quotidiana, e di avvertire il bisogno di evadere, per scoprire e curiosare cosa ci sia dall’altra parte del mondo, di come vivono persone a noi sconosciute, capire le loro tradizioni e la loro cultura.Personalmente, avverto molto questo bisogno, infatti, andando a fondo, ho scoperto che chi ha questa sindrome, ha dei comportamenti ben precisi, tipo: ha sempre la valigia a portata di mano, sotto il letto o nella cabina armadio, mai in garage e/o cantina, sarebbe troppo lontano da noi. Volete sapere dove tengo io le valige? Nella cabina armadio! Secondo comportamento: non soffrono il jet leg: mi spiego meglio: non lo vedono come un limite, ma come una cosa naturale, che bisogna affrontare. In 15 anni che viaggio, solo una volta ho sofferto il fuso orario, al ritorno dalle Hawaii, ma feci uno stop a Los Angeles, insomma in 3 giorni 3 fusi orari, ora va bene avere la sindrome, ma sono comunque umana!!!!
Viaggiare è un bisogno fisico, proprio come lo spiegano gli scienziati, a volte si avverte il bisogno perché non si sta attraversando un buon periodo, e allora si ha proprio il bisogno di evadere, di stare con persone che non sanno chi siamo, cosa proviamo dentro e ciò che ci preoccupa, e passeggiare su un lungo mare che non ci conosce, fa si che riusciamo a buttare fuori tutta quella sofferenza. Si viaggia anche e soprattutto quando si è contenti, con l’adrenalina nel corpo, che ti fa camminare ore e ore, per ammirare il monumento costruito da civiltà nate millenni prima, o per vedere con i nostri occhi ciò che la natura ha creato così da nulla!
Io credo che magari tutte le malattie fossero così belle, sarà che per me viaggiare è imparare sempre cose nuove, è imparare a rispettare culture e differenze, e ora che ho la fortuna di viaggiare con il mio Dodo (secondo me ha ereditato il mio gene!) ho imparato anche che si abbattono barriere viaggiando, lui non si formalizza se stiamo in un paese dove mangiano con le bacchette o se il bambino con cui vuole giocare parla un’altra lingua. Dovremmo tutti viaggiare un po’ di più e forse si vivrebbe in un mondo migliore.